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Singolaristi in doppio: si... ma forse no!

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Messaggio Da nanobabbo Gio 11 Ago 2016, 10:24

Lo so che non dovrei postare un articolo intero di UBITENNIS sul sito visto che ci sono già i link, ma mi sembra davvero interessante per qualche riflessione sul modo di giocare il doppio diversamente da chi gioca di solito il singolo.
Se non lo postassi lo leggerebbero in pochi, mentre così qualcuno in può leggerlo e raccontare cosa ne pensa.


di Ubaldo Scanagatta da UBITENNIS del 11/08/2016

Un’arte diversa e difficile dove servono abilità e talento. Così la pensano Bob Bryan e Martina Navratilova. Le ingenuità dei singolaristi “prestati” al doppio. Ecco perché mi piace. Uomini e donne, non è la stessa cosa

Quello delle Olimpiadi è il solo torneo nel quale pare – quasi eh, Federer forse non la pensava così – che il doppio valga quanto il singolare. La filosofia olimpica, pur discutibile, è che ogni medaglia pesi quanto un’altra. Di certo il bilanciere cui tutti paiono far riferimento non le distingue se non per il conio, oro, argento, bronzo.

Sarà perché, un po’ per via degli studi e un po’ per una certa pigrizia (sposata ad una fame di successi agonistici meno spinta quando si trattava di allenarsi), in singolare sono arrivato in cima alla seconda categoria ma non di più, mi sono sempre espresso meglio in doppio, vuoi per le caratteristiche tecniche, migliori nei primi 4 palleggi che dopo, meglio il servizio, soprattutto lo smash e le volée che i fondamentali (rovescio deboluccio…), vuoi perché nel doppio contano di più i riflessi che le gambe e il fisico dovendo coprire solo metà campo. Tralascio di elencare i risultati di doppio perché non interessano a nessuno, ma mi contento.

Sono quasi due sport diversi, che richiedono diversa abilità, diverse strategie, a prescindere che comunque una è un’esperienza che si vive e si combatte da soli e l’altra invece va condivisa con un partner, con i pregi e i vantaggi, di una lotta condotta da due persone che possono avere caratteristiche tecniche ed umane diverse. Non inferiori però, a mio avviso. Semplicemente diverse.

Giocare bene il singolare aiuta a giocare meglio in doppio (in fase di risposta e di servizio, nei colpi d’inizio gioco soprattutto insomma), ma è anche vero viceversa (in termini di reattività, di volée, di aggressività). In singolare, a seconda delle proprie caratteristiche si può giocare in modo più aggressivo o difensivo. In doppio vincere giocando difensivo è quasi impossibile, anche se talvolta si può variare. Ad esempio quando uno risponde e il partner si posizione sulla riga di fondo.

Giocare singolare e doppio aiuta a completare le proprie lacune. Mats Wilander era un regolarista da fondocampo pazzesco quando batté Guillermo Vilas nella finale del Roland Garros 1982 senza quasi giocare una volée. Ma imparò a farle e in coppia con Jokke Nystrom vinse il doppio a Wimbledon, sull'erba veloce di quei tempi. Dove sarebbe stato impossibile farlo, pur essendo i due svedesi formidabili ribattitori, giocando da fondocampo, senza aggredire gli avversari. Se Mats Wilander non avesse imparato a giocare a rete non avrebbe battuto Ivan Lendl nella finale US Open del 1988 (dopo aver perso da Ivan quella del 1987) venendo a rete un centinaio di volte e giocando grandissime volée.

Molti tennisti hanno poi prolungato la loro carriera – il canadese Nestor, 43 anni, il ceco Stepanek, 37 – per essersi dedicati principalmente al doppio una volta che in singolare avevano perso un po’ di smalto atletico. Le donne top 20, che non giocano mai tre set su cinque, si sono schierate più spesso nei tornei di doppio degli uomini, più preoccupati dei tempi di recupero e di programmazioni a volte conflittuali.

Lasciando perdere la disastrosa esperienza di quest’anno a Rio – dove sono state battute a primo turno dalle ceche Safarova e Strycova – la n.1 del mondo Serena Williams ha fatto coppia con la sorella maggiore Venus per trionfare in 14 Slam e 3 medaglie d’oro olimpiche. Ma le top-star degli uomini hanno per la maggior parte disertato i doppio fino al 2008, quando Roger Federer e Stan Wawrinka hanno vinto l’oro a Pechino. Eccezioni furono Becker e Stich che vidi vincere il doppio alla mia prima Olimpiade, Barcellona 1992. Nel 2008 sette top-ten si sono iscritti al doppio quando Djokovic lo perse al primo turno e Nadal al secondo. Tanto per cambiare Federer era stato l’eccezione. Normalmente sono gli specialisti del doppio che vincono o arrivano in fondo. A Londra nel 2012 i vari Federer, Djokovic e Murray, persero nei primi turni senza destare clamori. L’oro fu vinto dai fratelli Bryan, l’argento andò a Tsonga che però aveva come partner Michael Llodra, vittorioso in 3 Slam.

Quest’anno di top-ten ce ne erano solo cinque. Assenti fra gli altri i campioni di Pechino Federer-Wawrinka. Quattro dei cinque top-ten hanno deciso di scendere in campo anche in doppio. Djokovic e Tsonga l’hanno subito perso, forse perché prematuramente eliminati in singolare. Fuori anche Andy Murray che con il fratello Jamie avrebbe sicuramente tenuto a vincerlo – mamma Judy non è tenera con chi si arrende – ma i due scozzesi hanno avuto la sfortuna di imbattersi nel duo di casa, Bellucci-Sa, sospinti da una torcida entusiasta e trascinante. Così il solo sopravvissuto a livello di quarti è Rafa Nadal che gioca con uno specialista come Marc Lopez, vittorioso in passato anche alle finali ATP Barclays Bank di Londra.

Fra le top10 donne sei erano iscritte anche al doppio (e fra quelle non ho considerato le due n.1 Hingis e Mirza… che fra l’altro stanno divorziando).

Se osservaste quei singolaristi di vario ranking che improvvisamente, magari solo alle Olimpiadi, si trovano a giocare il doppio, vedreste che essi tendono a tirare gran parte dei loro colpi nei corridoi, perché così sono abituati dalle loro esperienze di singolaristi. Tirare un passante nel mezzo, per sfondare la coppia avversaria, non viene loro istintivo.

“Il doppio ha ben poco a vedere con il singolare – dice Mike Bryan, vittorioso in 16 Slam di specialità – devi saperlo giocare. Se pensi che basti giocare come in singolare e venire avanti non hai capito niente. In doppio devi essere più preciso. Hai appena fra i 18 e 25 centimetri di campo dove devi tirare e ad ogni colpo i margini di errori sono molto inferiori. Salvo eccezioni questo è il motivo per cui i punti si chiudono in 4 o massimo 5 punti, quando non meno”.

Martina Navratilova, che di Slam in doppio ne ha vinti… soltanto 31, potrebbe a buon diritto sostenere che i singolaristi puri sono quasi una sorta di… dilettanti del doppio.

E difatti dice: “L’errore che commettono quasi tutti è quello di preoccuparsi principalmente di voler coprire il proprio corridoio. Se perdono un punto perché “passati” dalla loro parte, si incavolano da matti. Ma in realtà è la copertura al centro quella che fa la differenza. Il 90 per cento dei colpi degli specialisti è tirato al centro, dove l’affiatamento dei doppisti è fondamentale. L’atteggiamento del “singolarista prestato al doppio” è… anch'esso singolare: magari sono stati persi 10 punti di fila, o quasi, al centro, ma lui si dice: ‘Beh, però non mi sono fatto infilare dalla mia parte, quindi il mio partner non se la può prendere con me’. Un’altra ingenuità del “singolaristi prestati al doppio” è legata alla preoccupazione di non farsi scavalcare dal lob. Quante volte si viene scavalcati da lob vincenti? È molto più importante stare appiccicati a rete, perché una volée colpita dall'alto in basso, quando la palla ha appena superato la rete, è molto più facile da chiudere che quando la palla è scesa”.

Ricordate la mitica frase di Rino Tommasi: “Palla calante punto vincente!”? Secondo me questo è giusto… con riserva, perché sono un po’ cambiati i tempi, rispetto a quando giocava Martina e anch'io. Nel mio piccolo ero sempre appiccatissimo a rete e poiché avevo buoni riflessi e con la volée a due mani giocata avanti al corpo riuscivo a fare – ai miei livelli si intende – molti punti, sarei stato d’accordo con Martina al 100 per 100. Però allora si usavano racchette diverse, legno,ovali e sweet spot molto più piccoli: i lob liftati e vincenti erano arte di pochi. Fra i pro il primo lob liftato costantemente efficace lo sapeva fare Manolo Santana. In campo nazionale italiano Roberto Pellegrini, che difatti a dispetto di un fisico inadeguato, vinse tutta una serie di campionati nazionali di seconda categoria (uno anche con il sottoscritto) emergendo anche in prima categoria fino a quarti di finale degli Assoluti (sempre con il sottoscritto). Ma già negli anni Ottanta giocatori come Pernfors, Wilander, Nystrom, ed altri, erano capaci di lasciarti secco con il pallonetto se ti attaccavi troppo a rete. Figurarsi oggi uno come Andy Murray che i lob li mette dove vuole come se andasse dall'altra parte del campo e li piazzasse depositandoli con le sue mani…

Però anche Bob Bryan sostiene – è anche bello alto e ha un’apertura alare da aquila reale – che “se mi metto a pochi centimetri dalla rete a) non mi passano b) saprò angolare meglio le volée e qualsiasi volée angolata o smorzata io giochi diventa difficile da riprendere e da non alzare per l’avversario che finirà per darmi probabilmente un assist”.

Però per il doppio femminile il discorso cambia. Le donne di solito sono mediamente meno alte e non chiudono agevolmente le volee non facili, in linea di massima salvo eccezioni, sono più facili da scavalcare. La grande forza del suo Errani-Vinci sta nella capacità di Sara di scavalcare chi delle due avversarie sta a rete – nel femminile quasi sempre in una coppia una gioca a rete e l’altra tira e palleggia da fondo – spesso cercando di fare andare l’avversaria con la quale scambia da fondo… dalla parte dove gioca peggio. Così facendo può essere che l’avversaria in corsa giochi corto o alto, consentendo a Robi Vinci ben piazzata a rete di chiudere il punto intercettando e chiudendo la volèe come smecciando.

Nell'epoca delle racchette di legno e del mio tennis direi che, pur giocando tutti a rete fra chi era ad un certo livello (in cima alla seconda categoria, sull'orlo della prima), i nostri doppi assomigliavano come velocità di palle, più che per schemi, forse più al tennis femminile di oggi. Nessuno batteva alle velocità folli con cui servono gli uomini oggi, cioè sopra i 200 km orari, anche 230/240. Le racchette erano ben diverse. Troppo. Ricordo che una volta mi misurarono il servizio a 167 km orari in un test a Francoforte durante un Masters-Atp Finals (seguite da giornalista eh….magari fossi riuscito a parteciparvi come giocatore), ma avevo avuto cinque servizi di prova e avevo tirato al mio massimo rischiando di lussarmi la spalla cercando di mettere almeno un servizio dentro. Insomma potevo servire, come velocità come una donna dal servizio medio. Non certo come Serena Williams. Peraltro ho la sensazione (illusione?) che su battute alte, corte e deboli tipo quella di Sara avei potuto o fare il punto o prepararmelo per fare al colpo successivo.

Mi è venuta in mente la somiglianza con il doppio femminile perché 40 anni fa lo smash non era un colpo quasi banale come oggi, tanti li sbagliavano, soprattutto sui primi lob liftati dell’epoca. E per me che invece lo smash anche al rimbalzo era forse la mia arma più incisiva poteva essere una buona tattica scavalcare l’uomo a rete con il lob, costringere lui o il compagno a rincorrere e a difendersi con un altro lob, sul quale potevo avventarmi per tirare lo smash. Per questo quando vedo Sara che scavalca un’avversaria a rete e la sua compagna che alza un lob che diventa preda dello smash di Roberta, mi ci riconosco e dico….ehi queste due ragazze giocano un po’ come giocavo io. Vederle giocare mi diverte perché giocano con la testa, ragionano, sono lucide, quasi mai sbagliano tattica. Hanno meno forza,meno altezza, meno potenza di altre coppie, ma le battono usando il cervello e applicandosi con grande attenzione.

Nel doppio ovviamente diventa fondamentale anche saper comunicare con i partner. Non solo per mettersi d’accordo sulle intercettazioni e i segnali che è meglio fare quando è possibile per allertare il compagno. Ma anche per decidere una tattica, individuare insieme i colpi più deboli dei due ribattitori, capire insieme se insistere a seconda dei momenti più su uno o sull'altro avversario, più su uno quando si trova a rete o sull'altro quando si trova a fondo, stare entrambi avanti sulla risposta o meno, etcetera. Comunicare quasi di continuo insomma, capendo anche il momento psicologico del compagno che va incoraggiato se è entrato in crisi, consigliato se sta commettendo lo stesso tipo di errore, esaltato se è in piena “erezione agonistica”, per utilizzare una felice espressione di Gianni Clerici.

Battere nei primissimi games, a freddo, non è come battere a caldo. Battere ogni 4 games non è come battere ogni due (cui il singolarista è abituato). Gomito e spalla possono risentirne, se non sono caldi. O può mancare il ritmo. I primi punti del game si possono servire in modo, e con angolazioni, leggermente diversi. Io ricordo, ad esempio, che volendo cercare l’ace con le battute esterne da destra nei punti pari – essendo io destro, ma la stessa cosa vale per il mancino che l’ace esterno lo cerca sui punti dispari a sinistra – non riuscivo quasi mai a metterne di efficaci sullo 0-0. Sul 15 pari o 30 pari (o insomma 0-30, 40-15) era già più facile. Occorre rendersene conto, regolarsi di conseguenza: o lo fai tu oppure il tuo compagno. Spesso in una coppia c’è un leader, quello che ha più senso strategico. Talvolta quello che, semplicemente, ha più personalità.

Un altro difetto in cui si può incorrere nel doppio è quello di voler strafare, di cercare di intervenire troppo spesso a) se il compagno non è forte come te b) se il compagno attraversa una fase critica. Così facendo non solo si rischia di piombare anche noi in crisi, ma si toglie fiducia al compagno che più difficilmente si risolleverà capendo che il suo partner non è contento di lui (guai a fare occhiatacce o brontolarlo eh!) e che gli toglie palle che toccherebbero a lui. Preoccupato non tirerà più una palla, giocherà con il braccio rattrappito con effetti disastrosi. Va lasciato tirare, a costo di patire altri errori (se non esagera).

Il rischio, a comunicare male, è che il disagio procurato si protragga anche al match, o al torneo successivo, come quando ciascuno attribuisce la colpa di una sconfitta al compagno (succede sovente fra tennisti scarsi) o anche a se stesso. Nessuno dei due atteggiamenti ha conseguenze positive.

Ognuno ha poi caratteristiche tecniche diverse. A rete si dovrebbe sempre cercare di fare muro sulla stessa linea, perché altrimenti per chi vollea dall'altra parte è facile volleare nel mezzo, fra gli spazi lasciati larghi fra chi sta in posizione più avanzata e chi più arretrata. Ma è vero che spesso mi sono trovato, se dovevo giocare tre volée di fila tipo “corpo a corpo”, che io avanzavo mentre le giocavo buttandomi sempre più avanti, mentre magari il mio compagno – non sempre un doppista puro, come ad esempio il torinese Maurizio Bonaiti che però rispondeva molto meglio di me… in ottavi agli Assoluti di Perugia perdemmo 13-11 al quarto da Majoli-Marzano (duo di Davis) giocando un gran match – tendeva a retrocedere e ad aprire la forbice. Questo accade talvolta quando uno dei due doppisti si “distrae” a guardare l’azione del compagno… e si dimentica di andare avanti, oppure si preoccupa di una presunta mala parata e retrocede finendo per trovarsi nella cosiddetta “terra di nessuno”. Lì non si hanno più chances contro chi gioca bene, salvo avere il braccio di McEnroe. Ma io ho conosciuto solo il suo.

Se tutti giocano davvero bene il doppio, secondo me l’unico modo per vincere è andare tutti e due a rete, nella maggior parte dei punti almeno. Un doppio giocato tipo doppio misto, uno avanti e uno dietro, tipo Bolelli-Fognini, può vincere – ed ha vinto addirittura uno Slam – soltanto se le coppie avversarie non sono straordinarie nell'interpretazione del doppio. La penso così e dicono di pensarla così anche Martina Navratilova e, quel che è più significativo, anche i gemelli Bryan che pure, talvolta si trovano con uno dei due a scambiare da dietro e l’altro avanti a intercettare. Ma quando è il momento… piombano tutti e due a rete come falchi (così come i Woodies e Fleming-McEnroe) e non c’è verso di passarli.

Altro piccolo consiglio per chi gioca doppi ad un certo livello: la risposta va giocata in modo aggressivo. Non ci si può permettere un colpo d’attesa. Anche perché chi ci sta a rete davanti come se ne accorge intercetta. Se non la prima volta le volte successive. In singolare si può ancora fare. In doppio proprio no. Mai.

Per comunicare bene con il compagno occorre averci buon feeling, avere notevole sensibilità, avere grande pazienza.

Quando si serve… i singolaristi tendono a battere negli angoli esterni. I doppisti classici invece nelle T centrali che offrono minori angoli a chi risponde e più facilità di intervento al compagno piazzato a rete, soprattutto se si piazza al centro.

Ovviamente i grandi battitori mancini hanno ragione di cercare anche gli aces esterni. Poi dipende dagli avversari: c’è chi fatica a muovere i piedi (Bolelli?) ed è meglio servirgli in linea di massima al corpo, piuttosto che servirgli esterno sul dritto – lui risponde sempre da destra quando gioca con Fognini – perché se aggancia la palla con il dritto ti può tirare una tranvata. Quando si serve se si è sufficientemente esperti si può decidere di giocare all’Australiana, o posizione tandem: uno in linea con chi batte, senza che chi risponde sappia se poi il giocatore a rete si sposterà rapidamente verso destra oppure sinistra.

Io ricordo che certi giocatori che rispondevano da sinistra erano bravissimi a rispondere con il rovescio incrociato, ma erano in difficoltà a giocarlo lungolinea. E allora mi piazzavo, o facevo piazzare il compagno al centro, e gli battevamo sul rovescio (oppure alternativamente anche sul dritto perché chi stava al centro poteva più facilmente, se destro, intervenire con la volée di dritto che ha un maggior allungo rispetto a quella di rovescio e più facilità di schiacciare la palla se arriva alta).

E quando si tratta di rispondere ricordatevi di usare i vostri colpi migliori. Se rispondete da destra e il vostro “strettino” di dritto è efficace, usatelo. Serve ad aprire il campo, anche se espone il vostro compagno a qualche problema di posizione, perché deve stare attento al corridoio ma anche a tagliare e coprire al centro, perché voi che state rispondendo siete sicuramente più indietro di lui ed è inevitabile che si sia creata quella forbice al centro che si deve cercare di evitare.

Vabbè, ha piovuto, non si è giocato neppure un incontro e mi sono lasciato prendere la mano dal mio grande amore per il doppio. Spero di non avere annoiato chi è arrivato fino in fondo.
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Messaggio Da pagaz Gio 11 Ago 2016, 10:55

Io sempre pensato che due doppisti sono sempre meglio in doppio di due singolaristi di primo livello. 


Poi ci sono i giocatori che si allenano per la Davis, tipo Berdych/Stepanek o Bolelli/Fognini, che ottengono risultati anche negli altri tornei del circuito ma perché a quel punto hanno costruito abitudine ed affiatamento da veri doppisti.


Poi a me il doppio piace molto più spesso del singolare da vedere, mi piacerebbe anche da giocare se non limitasse le mie caratteristiche di corridore
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Messaggio Da nanobabbo Gio 11 Ago 2016, 11:17

pagaz ha scritto:Poi a me il doppio piace molto più spesso del singolare da vedere, mi piacerebbe anche da giocare se non limitasse le mie caratteristiche di corridore
gioca in doppio con me... io mi attacco a rete e tu puoi correre a coprire le mie spalle in tutti i pallonetti che mi faranno!!! Razz
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Messaggio Da pagaz Sab 13 Ago 2016, 10:23

Intanto Nadal ha vinto l'oro nel doppio alle olimpiadi Surprised
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Messaggio Da nanobabbo Dom 14 Ago 2016, 11:49

pagaz ha scritto:Intanto Nadal ha vinto l'oro nel doppio alle olimpiadi Surprised
bravo nadal e bravo lopez... non è certo il primo doppio che vince e ho sempre detto che gioca bene il doppio... osanna
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