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Messaggio Da aangri Dom 24 Gen 2016, 18:04

Scommesse tennis, rischio match truccati più alto nei tornei minori. “Situazione compromessa. Black list di giocatori”di Andrea Tundo | 24 gennaio 2016
Scommettono su tutto, sono diventati raffinati. Le nuove frontiere sono le combinazioni del numero di games giocati, il momento in cui avverrà il break, un doppio fallo o la chiusura del match al terzo, quarto o quinto set. Un fenomeno molto più radicato di quanto dica l’inchiesta di Buzzfeed e Bbc, che martedì sera ha mandato in onda sulla sua radio una nuova puntata incentrata sulleorganizzazioni russe e italiane che avrebbero gestito il tennis-scommesse. Al centro di tutto ci sarebbe un palermitano di 43 anni,Fabrizio Guttadauro.
Secondo quanto risulta alla Bbc dal suo numero di telefono sarebbe partiti 82 sms destinati a Martin Vassallo Arguello, al centro della combine con Nikolay Davydenko da cui ha avuto origine l’indagine federale, durante il torneo precedente a quello di Sopot dove sarebbe avvenuta la combine tra il russo e l’argentino, non ritenuti colpevoli dall’Atp. Attorno a quell’incontro si registra un flusso di scommesse vicino ai 3 milioni di sterline. “Sei sveglio? Ti posso chiamare? Stanza numero 1”, scriveva Guttadauro aVassallo Arguello. Il siciliano si è difeso dicendo di non conoscere il tennis e ha sostenuto che il suo telefono sarebbe stato hackerato.
Ma il vero terreno fertile per la malavita, al di là dei match di Wimbledon eRoland Garros e dei sedici Top 50 che hanno fatto scalpore negli scorsi giorni, restano i tornei minori. Lì dove giocano tennisti che difficilmente arrivano a fine stagione con vincite sufficienti a vivere. “Nei Challenger e nei Fututes la situazione è compromessa”, spiega il segretario generale di Federbet Francesco Baranca a ilfattoquotidiano.it facendo riferimento anche a tornei che si giocano in Italia. Ogni tanto l’Atp e l’Itf colpiscono un pesce piccolo, ma in decine – se non centinaia – sfuggono alla rete e continuano a vendere e scommettere. Per alcuni pare sia diventata una forma di sostentamento. “Molti dei bookmakers nostri associati – continua il manager di Federbet che sta preparando una denuncia penale da presentare a Barcellona – hanno stilato una ‘black list’ nella quale sono compresi una cinquantina di tennisti che non vengono più quotati perché è forte il sospetto che ormai giochino solo pervendere i match”. Una situazione chiara a chi ha davanti i flussi di gioco ma evidentemente non ai grandi capi della racchetta, pronti a respingere le accuse nelle scorse ore sperando che l’onda passi. Eppure i numeri sono deprimenti e lasciano poco spazio alle interpretazioni.
Un focus stilato dall’agenzia belga che contrasta il match-fixing ha evidenziato come tra il 15 ottobre e il 15 dicembre 2015 sarebbero stati combinati 21 incontri. Una riguarda il circuito Wta, quello più importante in campo femminile, con un incontro altamente sospetto nel torneo di Hong Kong: “C’è stato un flusso anomalodi puntate su una vittoria con meno di 15 game giocati in una partita che vedeva coinvolta una big mondiale, con ogni probabilità inconsapevole – racconta Baranca – Inutile dire che quanto ci attendevano è puntualmente avvenuto: 6-0, 6-2 e grandi scommettitori contenti”. Gli altri venti riguardano invece il sottobosco di tornei lontani dal mondo patinato dei Federer e delle Williams, quello dove convincere un tennista a perdere è molto più facile. Tra i match finiti nella lista nera di Federbet ce ne sono due degli Internazionali di Andria, torneo che si svolge dal 2013 in Puglia. È uno degli appuntamenti più chiacchierati a causa della collocazione nel calendario (sul finire della stagione) e della scarsa contemporaneità di eventi.
Anche combinando piccoli appuntamenti si riescono a rastrellare cifre importanti: “Su un torneo del circuito Futures che mette in palio 5000 euro da dividersi tra tutti i qualificati nel tabellone principale, uno scommettitore può guadagnare anche 150mila euro secondo le stime elaborate dai nostri bookmakers”. Trenta volte il montepremi per i quali i tennisti scendono in campo. Il sistema è semplice: si cerca l’accordo con più giocatori così da evitare puntate eccessive su un singolo incontro, oltretutto in un torneo di scarso interesse. Anche se in alcuni momenti la situazione diviene lampante perché gli scommettitori agiscono in contemporanea. “Tre o quattro anni fa rimanemmo sconvolti perché la fecero davvero sporca – conclude Baranca – In una sola giornata registrammo 13 partite anomale in diversi Challenger, da Istanbul a Genova”. La tempesta perfetta alzò un polverone. Poi tutto è tornato alla consuetudine: game, set and (fixed) match.
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Messaggio Da aangri Dom 24 Gen 2016, 18:07

Tennis: nel circuito Futures tornei poveri, sponsor in fuga e campi imbarazzanti

Il problema dei campi, in Italia come altrove -Tutto è iniziato da una lunga lettera dell’argentino Tomas Buchhass, numero 1349 della classifica ATP. Una vera e propria denuncia resa pubblica dopo il torneo giocato aTemuco, in Cile: “Campi in condizioni pietose che costituiscono un azzardo per il nostro fisico. Nessun ristorante per mangiare. Si è persa una pallina e non ce n’erano altre – scrive Buchhass – Abbiamo pagato 40 dollari per partecipare alle qualificazioni. Le linee dei campi erano disegnate con il gesso. Questo accade nella maggior parte dei Futures. Non si gioca in condizioni adeguate: mancano le palle per allenarsi, non ci sono dottori e fisioterapisti.”. Non sono rari i cambi di superficie nel corso del torneo “ed è anche capitato, in Italia, che fossimo costretti a spostarci di cinquanta chilometri perché mezz’ora di pioggia aveva completamente allagato due campi”. Situazione ben al di sotto della normalità anche a Sharm el-Sheikh, come racconta la tennista: “A parte le palle pessime, ci è capitato di giocare su campi in gomma che cambiavano superficie a un metro dalla riga perché pitturati diversamente, quindi il rimbalzo era più veloce”. Conclude con una nota (stonata) rosa: “L’alloggio non era adeguato, soprattutto se paragonato agli uomini. Loro avevano il tutto incluso, noi abbiamo dovuto pagare 45 dollari, senza il pranzo. Gli arbitri? Pessimi. Aspettiamo una risposta ai questionari che l’Itf ci ha fatto compilare”. Marzo 2015, promette la federazione. La palla è nel loro campo. Spese fisse, disagi e sponsor in fuga - Non è però solo una questione di premi. Quella che Portaluri racconta è una quotidianità difficile per gli standard offerti nel corso dei tornei. “Bisognerebbe incentivare chi va bene. Si potrebbe ad esempio fornire l’ospitalità a chi raggiunge i quarti di finale”. Chi organizza un Futures non è infatti tenuto a garantire vitto e alloggio ai partecipanti. “Quest’estate in Sardegna ci è capitato di pagare anche 80 euro in doppia per una notte all’interno del villaggio nel quale si giocava, con sole colazione e cena incluse”, racconta una tennista Top500 che preferisce l’anonimato. Portaluri conferma e sintetizza: “In pratica chi ha vinto il singolo ed è arrivato in finale nel doppio ci ha rimesso. Se venivi eliminato non era più garantito l’accesso alla struttura. Allenarsi voleva dire pagare 60 euro”. E’ andata peggio in Argentina qualche mese fa: “C’era un solo hotel in città con appena dodici stanze, insufficienti per tutti i partecipanti – spiega – Abbiamo alloggiato in una pensione per i parenti dei detenuti in un carcere che sorge a pochi chilometri dal centro abitato”. C’è chi abbandona e chi stringe i denti, sperando nell’annata buona che permetta di scalare posizioni e uscire dal pantano. Ma la crisi è un cappio al collo che stringe sempre più le fonti secondarie dei tennisti: “Anche colleghi che viaggiano attorno alla posizione 700 al mondo arrotondano con i campionati a squadre e i tornei open, che comunque pagano sempre meno. Gli sponsor sono ormai un lusso a causa della crisi. Le spese invece rimangono fisse. Per giocare venti tornei si spendono circa 15mila euro all’anno tra allenatore, viaggi, mangiare e dormire”. Montepremi uguali al ’98. Gli ‘indignati’ sulle barricate.
Nella classe più bassa del tennis mondiale, i montepremi non superano i 15mila in campo maschile e i 10mila in quello femminile. La vittoria di un torneo da 10mila dollari ne frutta 1440, mentre chi viene eliminato al primo turno ne intasca 104. E se nel corso dell’anno solare i guadagni superano i 7500 euro, in Italia la tassazione del premio è al 24.12% più “eventuali aliquote regionali e provinciali”, come si legge all’articolo 15 del modello di regolamento dei tornei internazionali del circuito Men’s Futures 2014. Il prize money è fermo al 1998. Nello stesso arco temporale, il vincitore dell’Open Australia ha invece visto lievitare l’incasso da 407.376 dollari a 2,26 milioni dell’ultima edizione; il trionfo sulla terra rossa del Roland Garros paga oltre 2 milioni di dollari quando sedici stagioni fa sfiorava i 650mila. Così i tennisti hanno perso la pazienza e ora chiedono con forza che venga rivisto il montepremi. Ilfattoquotidiano.it ha provato a intervistare il presidente dell’Itf Francesco Ricci Bitti, ma la Federazione internazionale ha preferito affidarsi a una nota nella quale si sottolinea come la discussione sia “complicata perché un significativo incremento dei montepremi potrebbe abbassare il numero dei tornei, soprattutto fuori da Europa e Nord America, e questa non può essere la strada giusta per lo sviluppo del tennis”. Individua quindi le priorità “in una reale transizione dalle giovanili al circuito senior” e annuncia la volontà di “presentare un piano entro la fine di marzo 2015” per compensare l’enorme differenza tra i tornei maggiori e i Futures. Una risposta identica a quella fornita al gruppo Indignados del Tennis che ha raccolto l’adesione di circa mille tennisti e si sta facendo promotore della protesta, sposata anche da big come Stanilas Wawrinka. Dimenticate l’insalatiera della Davis e le firme sulle telecamere al termine del match. Scordate migliaia di telespettatori, tifosi che fanno le ore piccole in collegamento dall’altra parte del mondo e l’erba profumata di Wimbledon. Esiste un altro tennis. Va in scena a Bhimavaran come a Lome. Gli attori sono professionisti e capita a volte che qualcuno di loro, partecipando a tornei più importanti, chiuda l’incontro con lo scalpo di un big tra le mani. Ma la quotidianità dei circa 4000 tennisti che non rientrano nella Top100 ha un sapore diverso. E un altro conto in banca. La maggior parte gioca nel circuito Futures, il gradino più basso delle racchette ‘pro’. Lo gestisce la ITF, la federazione internazionale del tennis, che organizza anche i quattro Slam, la Coppa Davis e la Fed Cup. Dovrebbe essere il trampolino di lancio per i giovani. A detta di chi ci gioca è diventato un girone infernale nel quale è più facile affogare che emergere. Il punto è che dovrebbero essere garantiti degli standard minimi, perché di professionismo si tratta. “Ma forse l’equivoco è proprio qui. Lo siamo sulla carta, non di fatto. Per me professionismo vuol dire guadagnarsi da vivere grazie a uno sport. Nel nostro caso è molto, molto difficile”, racconta Giorgio Portaluri. È un tennista salentino di 24 anni, numero 995 al mondo. Nel 2014 i suoi incassi grazie ai Futures si aggirano attorno ai 3500 dollari.

di Andrea Tundo | 19 dicembre 2014
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Messaggio Da Sinnet Dom 24 Gen 2016, 20:37

Purtroppo è la triste realtà e quei pochi tornei che si disputano nella nostra regione sono sicuramente sopra la media a livello organizzativo.
Ma con queste premesse non sò quanti genitori coscienziosi metterebbero un loro figlio sulla via del professionismo?
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Messaggio Da Sinnet Dom 24 Gen 2016, 20:58

Enrico Becuzzi, libero di sognare
Scommesse e tennis Becu_2_650
di Luca Fiorino
“Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere mai l’entusiasmo”. Questa celebre frase di Winston Churchill rispecchia appieno il credo del personaggio di questa intervista. Enrico Becuzzi, tennista classe ’73, è una di quelle storie che dovrebbero essere raccontate e tramandate poiché rappresentano veri e propri insegnamenti di vita. Molto probabilmente solo qualche decennio fa nessuno l’avrebbe più di tanto preso in considerazione, ma oggi con l’avvento di Internet e dei social network è inevitabile non parlare di lui. Ha iniziato a giocare relativamente tardi all’età di 9 anni quando il padre gli regalò una racchetta di legno e lo portò al “muro del tennis” dietro casa sua. Da quel momento nacque una passione smisurata verso questo sport che decise di non abbandonare mai, per qualsiasi motivo al mondo. All’età di 41 anni, ancora oggi, Enrico è alla ricerca di un punto ATP in singolare, seppur già nel 2003 (quando anche uscire al primo turno permetteva di ottenere punti) raggiunse la posizione numero 1400, suo best ranking. C’è chi lo definisce un perdente e lo deride, c’è chi come me pensa che, nonostante tutto, Enrico Becuzzi rappresenti l’emblema di ciò che più di ogni altra cosa sta svanendo in questo mondo, la volontà e la caparbietà di credere in sé stessi e nei propri sogni. Poco importa dunque se si insegue qualcosa di utopico, basta partire da questo presupposto: i sogni non sempre si realizzano ma non perché siano troppo grandi o impossibili, ma perché smettiamo semplicemente di crederci. “Becu” è una di quelle persone che potrà alzarsi ogni mattina senza mai smettere di alzare la testa al cielo e pensare: chissà…
Ci racconti brevemente chi sei e come inizia la tua storia con il tennis?
E’ molto difficile autodefinirsi ma ciò che amo maggiormente sono lo sport, la musica rock e metal, i cani e gli animali in generale. Sono una persona testarda ma allo stesso tempo molto riflessiva. Ho iniziato a giocare a tennis all’età di 9 anni dopo che mio padre mi regalò una racchetta di legno e mi portò al “muro del tennis” che c’era dietro casa mia. Sono cresciuto col mito dei quattro moschettieri degli anni 80: Lendl, McEnroe, Wilander e Connors anche se a dire il vero il mio idolo sportivo è sempre stato Larry Bird (cestista dei Boston Celtics, NBA).
Il tuo obiettivo è abbastanza noto: conquistare un punto ATP. Pensi che ci riuscirai? Cosa ti spinge a continuare ad inseguire questo sogno?
Innanzitutto ho già avuto ranking in singolare in due circostanze quando però ancora si ottenevano punti perdendo al primo turno in un torneo challenger. Dopo la prima occasione, nel 2003 a Sofia, andai vicino un altro paio di volte nel main draw dei futures dopo aver passato le qualificazioni. Successivamente nel 2005 fui abbastanza disastroso. Se non pensassi di poterci arrivare non mi sacrificherei e non mi sbatterei così a lungo nel difficile cammino del circuito Atp. Penso che sia doveroso nei miei confronti continuare a provarci finché riterrò di avere le forze e la voglia.
Sei riuscito a giocare le qualificazioni di alcuni tornei Atp 250, anche quest’anno. Pensi che tra te e i tuoi avversari ci sia tanta differenza tecnica oppure c’è anche un ulteriore aspetto fisico o mentale?
Quest’anno ho giocato le qualificazioni a Sao Paulo e sono entrato anche per la seconda volta a s’Hertogenbosch pagando però il fatto di essere arrivato all’ultimo momento. La differenza tecnica con gli altri la vedo più che altro sul servizio, colpo sul quale avrei dovuto e voluto lavorare maggiormente in quanto non è automatizzato e sicuro come dovrebbe. Dal punto di vista fisico con l’allenamento specifico non mi sento lontano da una condizione decente per un livello medio. Mentalmente invece ci sono momenti in cui ho buone sensazioni in campo ed altri in cui non trovo i riferimenti necessari per avere un atteggiamento positivo.
Il tennis dà l’opportunità di girare per il mondo e tu specialmente negli ultimi due anni hai viaggiato tanto anche se il prize money non aiuta. Quali sono i posti e i ricordi che porti con te? Ci racconti qualche episodio particolare?
Hai detto bene, il prize money non aiuta per niente. Questo non toglie che io non stia attento a molti dettagli e ti assicuro che raramente faccio scelte avventate. Ricordo con grande piacere le occasioni in cui grazie allo scalare delle liste entrai in main draw per alcuni challenger. Non sempre purtroppo riuscii a partire ma fu comunque una bella esperienza. Il posto che porto maggiormente nel cuore è il Brasile ma mi è piaciuta molto anche l’Australia. Riguardo l’episodio posso dirvi, sempre a riguardo delle sensazioni positive, che quest’anno durante il primo allenamento a Chitre entrò di corsa un cane (era quello del circolo). Capii subito che era di buon auspicio, giocai infatti bene un paio di partite.
Scommesse e tennis Lorenzi_becuzziViaggi con Paolo Lorenzi e spesso giocate il doppio assieme ottenendo anche qualche buon risultato. Che persona è Paolo?  Come è nata questa amicizia?
Conosco Paolo da circa 20 anni. Ad un certo punto non ci siamo incrociati più ma ci riavvicinammo qualche anno fa quando venne ad allenarsi a Livorno. E’ una grande persona, corretta ed esemplare, un professionista unico nel tennis e con pochissimi riscontri negli altri sport oltre ad essere un giocatore di livello molto alto. Amo giocare il doppio, è divertente, aiuta a migliorare il servizio, la risposta e il gioco al volo. Spesso rappresenta anche un modo per riscattarsi dal singolare. Ovviamente è molto più facile coprire metà campo e verrebbe spontaneo affermare che col passare del tempo sarebbe forse più appropriato ma se devo scegliere opto per il singolo. Poi diciamocela tutta con Paolino è più facile giocarlo…
Riuscisti ad entrare alle qualificazioni del Master 1000 di Shanghai ma… cosa successe?
Potevo ancora iscrivermi ai Grand Prix ed ai challenger col ranking di doppio, oggi purtroppo non è più possibile. La lista scalò vertiginosamente, il giovedì mattina ero pronto a partire per Hong Kong per cercare di ottenere un visto rapido ma venni bloccato perché non era sicuro che avrei fatto lo stesso in tempo. Il giorno seguente ero a Roma al consolato cinese con lettera d’invito dell’ATP e volo già prenotato per Shanghai ma mi venne ripetutamente negato il visto anche dall’ambasciata.
Come vedi il tuo futuro? Hai dei rimpianti? Per quanti anni ancora credi di volerci provare?
Ho sempre avuto grande voglia di migliorarmi ma la vita non ti concede sempre quello che vorresti in quel momento e a volte ti dà delle chance quando hai fatto determinati percorsi o quando non te l’aspetti. Ho guadagnato i miei primi punti Atp  (in doppio) a 30 anni suonati, non sono mai stato un prevaricatore dei tempi. Non ho rimpianti, cerco sempre di guardare avanti senza però dimenticare i miei vecchi insegnamenti. Al momento il futuro lo vedo in chiaroscuro, fatto di luci ed ombre. Può variare improvvisamente ed essere imprevedibile ma in un modo o nell’altro devo farmi trovare pronto. Giocare è importante, mi  prepara ad affrontarlo nel migliore dei modi.
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Messaggio Da Sinnet Dom 24 Gen 2016, 20:59

Paradossalmente esiste anche quello postato qui sopra.
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Messaggio Da pagaz Dom 24 Gen 2016, 22:47

Becuzzi idolo delle folle! 



Peccato che se questa settimana non fa risultato in doppio, uscirà dalle classifiche ATP e non potrà più iscriversi a Challenger e ATP
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Messaggio Da aangri Lun 25 Gen 2016, 15:15

Bella storia, Sport con la S maiuscola!
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Messaggio Da robyblack Lun 25 Gen 2016, 15:34

Non è che problemi di soldi e di impianti esistano solo nel tennis. Esistono anche in altri sport non vedo cosa ci sia di strano. Tennisti e tenniste che si lamentano proprio non li capisco, fa parte del gioco. Tutti se vogliono arrivare devono fare gavetta. Il problema delle scommesse è relativo. A certi livelli le combine ci sono sempre state e ci saranno sempre. Il problema è la scommessa in se. Chi scommette in fondo sa cosa rischia, e tra i tanti rischi c'e' anche la combine.

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